lunedì 19 agosto 2013

Ferragosto è bello che archiviato ;-) ma andiamo avanti con le idee e le riflessioni; il dibattito sui tablet, sui libri digitali, sulla migrazione dalla carta al bit è certamente molto vivo e sicuramente avremo modo di verificarlo direttamente; intanto è meglio prepararsi, studiare e conoscere bene la situazione, i vari aspetti, le diverse teorie, le mode e i dati precisi che ci permetteranno di affrontare in modo realistico questo "passaggio", provate ad esempio a leggere la recensione di questo libro fresco di stampa

a prima vista, una voce fuori dal coro? O una persona con le idee particolarmente chiare e documentate? E' sempre utile il confronto, ma... davvero la scuola ha il dovere di “adattarsi” alle nuove tecnologie? Non avrebbe più senso invece proporre una didattica che ne tenga conto, che le conosca e che aiuti gli alunni a confrontarsi con questo mutato contesto informativo, con senso critico e apertura alle possibilità inedite che lo strumento consente?

Continuiamo allora con il nostro approfondimento sui temi legati al lavoro che ci accingiamo a svolgere; partiamo dall'assioma che buona parte delle ricadute culturali della scuola finiscono sui docenti, che forse sono gli unici a cogliere tutti gli aspetti, i vantaggi e i rischi di quanto si svolge tra le 4 mura di una classe. Se gli alunni leggessero anche solo un decimo di quanto il docente deve utilizzare per approntare una buona lezione, non ci sarebbero molti problemi! Ma restiamo coi piedi per terra. Uno degli aspetti che vogliamo verificare è proprio quello dei “cambi culturali” e delle trasformazioni che uno strumento può innescare. Senza avere la presunzione di trattare gli alunni come dei criceti (o meglio, delle cavie) è necessario anche tenere presenti molti aspetti che si scoprono appena sotto la buccia dell'idea “metti un tablet a scuola”.
Per approfondire il discorso provate a dare un'occhiata anche a questo articolo comparso su Avvenire

che intervista proprio l'autore del libro “Contro il colonialismo digitale”; non si tratta tanto di critiche in astratto sull'accelerazione che il mercato imprime alla digitalizzazione di tutto (dalle foto ai libri, per l'appunto). Giusto per non andare a tentoni e muoversi con maggior attenzione.

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